Lo studio dell’università di Cambridge. L’insula, che ha un ruolo chiave nelle emozioni, se ‘iperattiva’ porterebbe alla ludopatia.
Identificata l’area del cervello che innesca la dipendenza dal gioco d’azzardo: è l’insula, la struttura della corteccia cerebrale che si trova fra il lobo frontale e quello temporale e che diventa iperattiva nelle persone con questo disturbo. La scoperta, pubblicata sulla rivista dell’Accademia di Scienze degli Stati Uniti (Pnas), si deve al gruppo coordinato Luke Clark dell’università britannica di Cambridge, e potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per questa dipendenza.
L’insula ha un ruolo chiave nelle emozioni. L’insula ha un ruolo chiave nelle emozioni e la sua attività anomala fa percepire in modo errato le possibilità di vincere a causa di una serie di errori, chiamati distorsioni cognitive, che portano a valutare male abilità, fortuna e probabilità e che sembrano incoraggiare ulteriormente il gioco.
Il test fra roulette e slot machine. Per verificare quale è la regione coinvolta in questa dipendenza, i ricercatori hanno esaminato volontari sani e persone con lesioni alla corteccia prefrontale ventromediale situata nei lobi frontali, all’amigdala e all’insula. Tutti sono stati sottoposti a due diverse attività di gioco d’azzardo: slot machine e roulette. Gli errori di valutazione del rischio si sono verificati in tutti i gruppi tranne che nelle persone con lesioni all’insula. “Sulla base di questi risultati – rileva Clark – crediamo che questa regione del cervello potrebbe essere iperattiva nei giocatori dipendenti, che li rende più sensibili a questi errori di pensiero”. Futuri trattamenti per la dipendenza dal gioco d’azzardo, prosegue, “potrebbero cercare di ridurre questa iperattività, sia con farmaci sia con psicoterapie’.
I dati. In Italia il mercato dell’azzardo vale 90 miliardi di euro. Nel nostro paese l’illusione di ‘vincere facile’ e la convinzione che continuare a giocare, alle fine, farà recuperare le perdite, sono i ‘falsi miti’ dietro cui si nasconde circa l’1,65% dei giocatori, ossia i giocatori ‘problematici’, che sono a rischio di diventare dipendenti dal gioco d’azzardo. Secondo un’indagine Auser- gruppo Abele -Coop e Libera , le categorie più colpite sono le classi sociali più deboli. Tra loro spiccano gli over 65 che con tempo a disposizione sempre più spesso cedono alla giocata. Su mille anziani intervistati, il 70,7% ha ammesso di aver giocato almeno una volta nell’ultimo anno. Nel 16,4% dei casi la situazione diventa “problematica”.
Fonte: Repubblica.it
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