Tra i disturbi alimentari sempre più frequenti nella nostra società si sta pericolosamente diffondendo un’altra patologia del comportamento, meno nota delle altre ma non per questo meno pericolosa. Si tratta dell’ortoressia, ossia una forma ossessiva di controllo su ciò che si mangia, con morbosa attenzione non sulla quantità, come nelle più conosciute bulimia e anoressia, ma sulla qualità.
Sotto la spinta di un mercato che sempre più propone cibi biologici come antidoto alle malattie e, in generale, l’idea vincente del nutrirsi bene per vivere in salute, l’ortoressico fa del cibo e della propria alimentazione il centro della propria vita.
Pur non essendo ancora compresa tra le patologie psichiche del DSM V ( manuale americano delle malattie mentali riconosciuto dalla comunità scientifica) tale ossessione sta contagiando le menti e le abitudini soprattutto giovanili, con la preoccupazione eccessiva e disturbante circa la qualità di ciò che si mangia, la provenienza, le preparazioni , determinando una severa e drastica restrizione degli alimenti da comprendere nella propria dieta.
Ne consegue non soltanto un evitamento di alcuni cibi ritenuti dannosi, ma anche il sottrarsi a tutte quelle situazioni sociali che non permettono il rigido controllo di ciò che si mangia.
L’ortoressico rinuncia alla convivialità in ogni sua forma, declina gli inviti di tutti gli amici che non condividono la stessa ideologia, arrivando ad un isolamento privo di ogni possibilità di scambio e di piacevolezza. E’ proprio il piacere connesso al gusto, al desiderio, alla condivisione, ad essere totalmente bandito dalla tavola dell’ortoressico, il cui rigore ossessivo viene vissuto come forma di superiorità rispetto a chi si nutre normalmente, in una sorta di “religione” maniacale intollerante che non ammette trasgressioni.
Ogni trasgressione infatti genera nell’ortoressico un insopportabile senso di colpa, ansia, disagio fisico e psichico, che testimonia la pesantezza nella quale vive chi soffre di questa patologia. In questa mistica dell’alimentazione sana, pura, naturale, l’ortoressico vive il cibo come nutrimento di un’ossessione senza corpo, un’ascesi dall’istinto, un trascendimento del desiderio.
Eliminate carni, latticini, grassi, proteine animali, la corretta alimentazione di questi individui diviene sempre più scarna , smaterializzata, come i loro stessi corpi asciutti, esili, pallidi. L’ortoressico pianifica con anticipo i suoi pasti, li sottopone a controlli rigidi, analizza l’etichetta di ogni confezione, riducendo infine la propria esistenza ad una sopravvivenza senza gusto, senza piacere, senza desiderio.
In questa vita “igienicamente” perfetta per tenere lontana la contaminazione e la malattia, spesso accompagnata da altrettanta rigida attività sportiva, l’ortoressico cerca disperatamente di tenere lontana l’angoscia e l’ansia del vivere.
Fonte: www.psicologionline.
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