ATTIVITA’ fisica moderata e costante, dieta mediterranea e esercizi mentali. Sono questi, in ordine d’importanza, i fattori che conservando l’efficienza del cervello accrescono qualità e quantità della vita. Seguono, sempre in ordine decrescente, altri tre fattori, considerati separatamente perché di difficile definizione e misurazione. Sono: qualità del sonno, intensità dei rapporti sociali e livelli di stress cronico. L’elenco dei sei fattori è il frutto delle ricerche svolte sull’argomento negli ultimi anni sintetizzate da Stefano Cappa, docente di Neuroscienze Cognitive dell’Università Vita e Salute-San Raffaele di Milano, punto di riferimento della Società italiana di neurologia per questa disciplina, una delle protagoniste della Settimana mondiale del cervello, dal 12 al 18 marzo.
Rispetto al “mens sana in corpore sano” enunciato dai Romani oltre duemila anni fa non sembra un gran progresso. “Dal punto di vista pratico, non abbiamo ancora una ricetta rivoluzionaria di stili di vita salutari per la mente – commenta Cappa – Ma il lavoro sin qui svolto ha portato alcune scoperte sorprendenti, che stanno dando nuovo impulso alla ricerca sui fattori protettivi dell’efficienza mentale. Non a caso, il programma settennale di ricerca dell’Unione Europea che parte dal 2014 investirà moltissimo in questo settore della medicina. Ormai è chiaro che dalla farmacologia non arriverà una “pillola salva-memoria” mentre l’invecchiamento della popolazione moltiplica i casi di demenza che stanno portando al collasso i sistemi sanitari. Riuscire a prolungare anche di soli due anni una condizione di buona efficienza mentale porterebbe vantaggi sociali ed economici vitali”.
Ed ecco cosa si sa dei sei fattori.
Attività fisica: “Bastano 30 minuti al giorno cinque volte a settimana – spiega Cappa – va bene camminare, pedalare o nuotare o qualunque altra attività, anche moderata. Si è sempre pensato che i benefici neurologici fossero la ricaduta di quelli sul sistema cardiovascolare. E invece cresce l’evidenza di un effetto protettivo dell’attività fisica direttamente sul cervello”.
Dieta mediterranea: anche qui la novità sta nella scoperta di un effetto diretto, non conseguente, come s’è sempre pensato, alle migliori condizioni metaboliche e cardiovascolari di chi segue questo stile alimentare. Una protezione maggiore sembra derivare da regimi alimentari simil vegetariani, con ulteriori restrizioni dei prodotti animali, zuccheri raffinati e cibi industriali, inevitabilmente ipocalorici.
Attività mentali: cruciverba, sudoku e giochini vari aiutano a rimanere lucidi. Alta scolarità e lavori intellettualmente impegnativi risultano protettivi nei confronti della demenza. Ma, a differenza dei fattori precedenti, i benefici sembrano meno duraturi. “Le ricerche dimostrano che chi si dedica ai giochi ha capacità superiori alla media nel praticarli, ma la maggiore abilità non si estende ad altre prestazioni mentali. Invece l’alta scolarità e le attività lavorative intellettuali, più che proteggere dalla demenza sembrano rinviare la data di comparsa. Probabilmente una vita intellettualmente stimolante fornisce al cervello una “riserva cognitiva” che gli consente di resistere più a lungo alla perdita di cellule nervose”.
Dal 2014 inizia la sfida del progetto europeo settennale “Horizon”. Conclude Cappa: “Gli effetti protettivi risultano da ricerche retrospettive, che hanno confrontato negli anziani le prestazioni mentali con il modo in cui sono sempre vissuti. Ora si vedrà se si verificheranno meno casi di demenza in soggetti che a 50 anni iniziano a seguire la dieta mediterranea e un programma di attività fisica. Se, come spero, i risultati saranno positivi, avremo la ricetta della longevità”.
Fonte: Repubblica
Autore: Arnaldo D’Amico
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