La rupofobia è classificata tra le fobie e nasconde altri problemi. Complici probabilmente le pubblicità che mostrano case lustre, linde e immacolate e propongono come indispensabili i prodotti per rendere anche la propria a loro immagine e somiglianza. Oppure quelle che insinuano nella mente che ci sono germi dappertutto da cui bisogna assolutamente difendersi… Fattostà che una donna su quattro – e a quanto pare anche qualche uomo – è affetta da una fobia detta “rupofobia”, letteralmente la paura anormale, persistente ed eccessiva, dello sporco.
Questo “disturbo” crea un circolo vizioso negativo per cui la persona si trova a vivere con il costante terrore di vivere nello sporco o a contatto con agenti potenzialmente insalubri e, per questo motivo, si lava di continuo le mani o pulisce l’ambiente in cui vive o lavora. Secondo una definizione psicosomatica del problema, la paura dello sporco esteriore è la manifestazione di una paura di quello che può essere considerato “sporco” interiore, ovvero il lato oscuro di ognuno di noi (o “lato ombra”, come lo definirebbe Jung).
I motivi possono essere diversi e vanno dalla sfera sessuale a quella dei rapporti interpersonali, ma anche al rapporto con se stessi. Ma può anche essere segno di un maniacale senso di perfezionismo o dalla sensazione di non essere all’altezza del proprio ruolo in casa. Insomma, se vi ritrovate a lavarvi troppo spesso le mani o a tenere sempre in mano la spugnetta per togliere quella macchiolina che fa irriverentemente bella mostra di sé, allora forse è il caso di fermarsi un attimo a pensare se tutto questo non sia eccessivo e, soprattutto, necessario. Come ricordato da uno studio scientifico di qualche giorno fa, l’eccessivo igiene sortisce l’effetto contrario, ovvero ci rende più vulnerabili alle malattie e alle infezioni.
Fonte: centropsicologiainsieme
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