La cleptomania è l’impulso incontrollabile che spinge a rubare oggetti (molto spesso di nessun valore) e fu descritta per la prima volta nel 1816. A quel tempo il medico svizzero Mathey affermava quanto segue: “è una forma particolare di follia, caratterizzata dalla tendenza a rubare senza motivo e necessità.” Da allora questo disturbo è stato oggetto di controversie non solo tra psichiatri e psicologi ma anche in ambito giuridico.
Attualmente si consoce che approssimativamente il 5% delle denunce per furto, soprattutto quelle che riguardano donne, corrispondono a persone malate che sperimentano una grande ansia nel momento di realizzare il furto. L’aspetto curioso è che dopo avere rubato l’oggetto si sentono talmente colpevoli che quasi sempre terminano con la restituzione dell’oggetto stesso.
Non è facile stabilire con esattezza l’incidenza della cleptomania, ma si stima che approssimativamente 6 persone su mille in un determinato momento della loro vita sperimentino questa compulsione. Si afferma che negli USA il numero dei cleptomani ascenda a 1.2 milioni di persone.
La cleptomania viene considerata come un disturbo del controllo degli impulsi e sorge come conseguenza di un malessere generalizzato che normalmente è vincolato a stati di depressione o ansia. Si afferma che le emozioni negative che si sperimentano al momento del furto sono così forti che la persona sente la necessità di rubare per poterle calmierare. In questo momento la tensione è talmente alta che risulta incontrollabile, sebbene la persona sia consapevole in ogni momento di ciò che sta facendo.
Essenzialmente sarebbe un meccanismo abbastanza simile a quello dello shopping compulsivo o della dipendenza. Quando il cleptomane ruba l’oggetto, immediatamente prova sollievo per la tensione, sebbene in seguito possa sperimentare forti sensi di colpa.
Generalmente la cleptomania colpisce le donne e le persone che si lasciano portare eccessivamente dalle proprie emozioni. Quando si attraversa un momento particolarmente stressante, gli impulsi cleptomani suolono essere più forti. Nello stesso modo, questi impulsi si intensificano quando la persona si incontra in una situazione nella quale può rubare un qualsiasi oggetto.
Esistono tre tipi basilari di cleptomania. In primo luogo c’è quella che si verifica in forma sporadica, nella quale gli intervalli di tempo tra un episodio ed il seguente sono enormi. Esiste la cleptomania episodica, nel qual caso i furti sono più frequenti ma vi è comunque un periodo di remissione e, infine, vi è la cleptomania cronica, che si protrae per tutta la vita nella quale gli episodi di furto sono così frequenti che costituiscono un problema serio per la persona.
Il trattamento della cleptomania può essere farmacologico e/o comportamentale. Molto spesso si somministrano antidepressivi con l’obiettivo di regolare i livelli di serotonina. Una tecnica psicologica molto interessante, che suole applicarsi con risultati eccellenti, è la distruzione degli oggetti rubati. In questo modo la persona rompe simbolicamente con questa fase della sua vita e inizia un nuovo cammino.
Si consiglia anche alle persone di condividere le loro esperienze, pensieri e sensazioni con qualcuno di fiducia che possa anche agire in qualità di vigilante per prevenire i furti in futuro. Infine, si raccomanda alla persona di cercare sempre sensazioni positive in altre attività come la pratica di sport o di hobby. Infatti, si afferma che il miglior antidoto per prevenire i comportamenti compulsivi sia quello di vivere sensazioni intense e positive che offrano la sensazione di pienezza, dato che così lo stato d’animo possa migliorare e scompaia la necessità di commettere piccoli furti.
Fonti:
Aboujaoude, E. et. Al. (2004) Overview of Kleptomania and Phenomenological Description of 40 Patients. Journal of Clinical Psychiatry; 6(6): 244–247.
Dannon, P. N. (2002) Kleptomania: An impulse control disorder? International Journal of Psychiatry in Clinical Practice; 6(1): 3-7.
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