Ciccio di mamma… l’obesità infantile in Italia

In Psicologia Clinica, Psicologia Clinica Famiglia by Centro PSY

L’obesità infantile è un problema che sta avendo crescente rilevanza sociale.

Il fenomeno, su cui ci allertano i più autorevoli nutrizionisti (in Italia colpisce un bambino su quattro), è il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo: in sintesi si ingeriscono più calorie di quante se ne consumano.

La definizione di sovrappeso/obesità nel bambino è più complessa rispetto all’adulto, il cui peso ideale è calcolato in base al BMI (Indice di Massa Corporea = peso in Kg diviso l’altezza in metri, al quadrato): in pratica si definisce obeso un bambino il cui peso supera del 20% quello ideale; in sovrappeso se lo supera del 10-20%, oppure quando il suo BMI è maggiore del previsto.

Principali fattori di rischio

L’obesità infantile deriva da diversi fattori associati tra loro, essendo il risultato di differenti cause più o meno evidenti che interagiscono tra loro; prima tra tutti, una eccessiva/cattiva alimentazione, legata o meno ad una ridotta attività fisica e a fattori di tipo genetico/familiare.
Sono molto più rari i casi di obesità dovuti ad alterazioni ormonali quali ipotiroidismo o disfunzioni surrenali.

Conseguenze

Tra le conseguenze precoci le più frequenti sono costituite da problemi:
di tipo respiratorio (affaticabilità, apnea notturna),
di tipo articolare, dovute al carico meccanico (varismo/valgismo degli arti inferiori, ossia gambe ad arco o ad “X”, dolori articolari, mobilità ridotta, piedi piatti),
disturbi dell’apparato digerente,
disturbi di carattere psicologico
: i bambini grassottelli possono sentirsi a disagio e vergognarsi, fino ad arrivare ad un vero rifiuto del proprio aspetto fisico; spesso sono bambini derisi, vittime di scherzi da parte dei coetanei e a rischio di perdere l’autostima e sviluppare un senso di insicurezza, che li può portare all’isolamento: escono meno di casa, stanno più tempo davanti alla televisione, instaurando un circolo vizioso che li porta ad una iperalimentazione reattiva.
Tra le conseguenze tardive, occorre sottolineare che l’obesità infantile rappresenta un fattore predittivo di obesità nell’età adulta.
Oltre a rischiare di più sovrappeso/obesità, la persona che è stata cicciottella da piccola risulta maggiormente esposta a determinate patologie:
di natura cardiocircolatoria (ipertensione arteriosa, coronaropatie),
muscoloscheletrica (insorgenza precoce di artrosi dovuta all’aumento delle sollecitazioni statico dinamiche sulle articolazioni della colonna e degli arti inferiori, più soggette al carico),
conseguenze di tipo metabolico (diabete mellito, ipercolesterolemia ecc),
disturbi alimentari,
fino allo sviluppo di tumori del tratto gastroenterico.
Da non sottovalutare le conseguenze di tipo psicologico, che possono trascinarsi ed amplificarsi negli anni. Il disturbo può arrivare a stravolgere la vita del soggetto e i suoi rapporti sociali: si comincia col rifiutare gli inviti degli amici fino a chiudersi in se stessi, vittime del proprio problema, che sembra senza via di uscita.

Cosa fare…

…PER PREVENIRE

Il Ministero della Salute ha predisposto un documento sulle “Strategie di educazione alimentare e nutrizione ”, diretto ai pediatri e agli insegnanti, ma di estrema utilità anche per i genitori.
Se il piccolo tende ad aumentare di peso, occorre intervenire subito, senza aspettare che ingrassi troppo.
Non esistono regole rigide, né ricette infallibili, basta adottare semplici accorgimenti comportamentali; soprattutto, una volta sensibilizzati al problema, i genitori non devono mai abbassare la guardia.
Ecco alcuni consigli di natura pratica:

$1 Abituare il bambino a tre pasti regolari: una colazione non abbondante ma sostanziosa, un pranzo e una cena, intervallati da uno spuntino a metà mattina e una merenda il pomeriggio. Questo gli eviterà i “buchi” tra un pasto e l’altro e lo abituerà a non mangiare fuori orario.

$1 Non premiare il bambino con troppi spuntini, specialmente se ricchi di zuccheri o comunque ipercalorici come merendine, gelati, bevande gassate, succhi di frutta.

$1 Non insistere quando il bambino è sazio o non ha molta fame; il piccolo potrebbe mangiare solo per far piacere alla mamma o per non essere sgridato; c’è il rischio di ingenerare in lui un rapporto distorto con il cibo.

$1 Limitare l’introito proteico, alternando il consumo di carne, uova e formaggi, alimenti che non vanno mai somministrati insieme; preferire le proteine del pesce.

$1 Abituare il bambino ai giochi all’aperto e all’attività fisica; è importante, per un corretto sviluppo; in movimento brucerà molte calorie.

$1 Rispettare i ritmi sonno/veglia onde evitare l’instaurarsi di abitudini scorrette (sindrome dell’alimentazione notturna).

…PER INTERVENIRE
Quando i chili di troppo sono già evidenti occorre adottare ulteriori misure. Per correre ai ripari il Ministero della Salute ha elaborato delle “Linee guida per la diagnosi e il trattamento dell’obesità infantile” dirette agli esperti del settore. Il pediatra e il dietologo sono infatti le figure più indicate a predisporre un intervento mirato, ma sono i genitori ad avere il ruolo più importante. La consapevolezza del danno che l’obesità può arrecare alla salute del proprio figlio deve, infatti, far riflettere i genitori e portarli ad sradicare comportamenti alimentari e abitudini scorrette consolidate nel tempo. Può essere un compito arduo, ma non impossibile. Occorre puntare sul coinvolgimento e non sui divieti, cercando di non colpevolizzare il piccolo se qualche volta cede alle tentazioni e non fare del peso un’ossessione.
Possono essere utili a riguardo alcuni semplici consigli:

Innanzitutto svuotare cucina e frigorifero dai cibi tentatori (patatine, merendine, cioccolata, succhi di frutta) e sostituirli con gli alimenti giusti (acqua, tè, frutta, fette biscottate, yogurt).
Fare del pasto un momento di pausa per stare insieme e parlare (quando si guarda la televisione non ci si accorge di quanto e di cosa si mangia).
Evitare che il bambino mangi troppo in fretta; così facendo, non si sazia mai e dopo una merendina ne chiede subito un’altra.
Preferire i cibi fatti in casa ai prodotti confezionati; si calcolano meglio i condimenti e si scelgono le materie prime da utilizzare.
Eliminare i piatti più elaborati sostituendoli con altri cucinati in modo semplice, senza troppi condimenti; abituare il piccolo ad assumere quotidianamente una quantità discreta di verdure cotte o crude, più ricche di fibre, che riempiono lo stomaco e rallentano l’assimilazione delle sostanze introdotte.
Moderare le quantità.
Non associare il cibo all’idea di qualcosa di “speciale”, né usarlo come premio.
Ridurre il tempo dedicato alla televisione/computer a favore di attività più dinamiche.
Spronare il bambino a camminare e a fare le scale, piuttosto che prendere l’ascensore.
Favorire una regolare attività sportiva cercando di assecondare le preferenze del bambino e la sua sensibilità (dalla passeggiata in bici alla partita di calcio, dal nuoto in piscina alla ginnastica in palestra).
Sottoporre regolarmente il bambino a visite pediatriche di controllo.
Ma soprattutto, i genitori diano l’esempio in famiglia, luogo dei primi e più duraturi apprendimenti!!

Fonte: Mente Sociale
Autore: Marisa Nicolini

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