Il sesso può essere noioso. Non è universalmente quell’esperienza cruciale nella vita di relazione che conduce all’amore, né la pietra filosofale dell’auto-affermazione e del successo, come eserciti di personaggi televisivi, di soubrette e di testimonial pubblicitari invogliano milioni di telespettatori a pensare. Il sesso può essere noioso e meccanico, può diventare il surrogato di una relazione, trasformarsi in un’esperienza degradante o alimentare le dinamiche di una coppia infelice.
Tronisti e 50 sfumature di grigio. Eppure ci sono uomini e donne che danno la sensazione di non pensare ad altro e che impiegano il proprio tempo per rendersi appetibili fra diete e palestre, che acquistano cosmetici e trattamenti estetici, vestiti e accessori di ogni foggia per aumentare il proprio appeal e fantasticare l’eventualità di un incontro da 50 sfumature di grigio. Uomini e donne che dimostrano franca indifferenza per chiunque non rappresenti nell’immediato un potenziale partner sessuale, e che riducono la propria esistenza ad una parodia live del famoso psicodramma televisivo di tronisti e corteggiatrici.
Porno e sexting. L’ossessione per il sesso vuoto, di puro consumo, è comprovata dal successo della pornografia sul web e dal dilagare del sexting, soprattutto tra i più giovani. Lo scambio di autoscatti erotici per sms o per via informatica non è solo una moda, ma il sintomo di un disagio affettivo e relazionale. Dove l’auto-consapevolezza emotiva e l’empatia sono carenti e quindi manca la capacità di stabilire una connessione psicologica con l’altro, la sessualità subentra come il canale residuo, il più arcaico e rudimentale, per tentare di superare l’angoscia e alleviare l’alienazione dell’assenza di sentimenti.
La dipendenza sessuale. Questo appiattimento delle emozioni diventa eclatante nella dipendenza sessuale, che è caratterizzata dalla ricerca compulsiva di partner sempre nuovi e di esperienze erotiche sempre più estreme. È interessante notare che i sexual-addicted patiscono un senso di noia esasperante malgrado l’intesa vita sessuale e portano in terapia vissuti di solitudine profonda e di isolamento emotivo. Per loro, che potrebbero essere superficialmente considerati degli esperti del piacere, il sesso privo di intimità diventa una gabbia, la prigione dove si sono inconsciamente e incautamente nascosti per il timore del contatto e della relazione psicologica con gli altri.
Il sesso vuoto. Dunque, il sesso può essere noioso, malato e disperante, e ciò avviene quando si trasforma in pratica monotona o meccanica, in un succedaneo dell’intimità. Intimità significa scambio, dialogo, complicità, comprensione, riconoscimento reciproco tra i partner, stima, rispetto; è la componente principale dell’innamoramento e dell’amore, qualcosa di più e di diverso dall’incontro tra corpi e della mera ricerca di orgasmi. Dove l’intimità è impossibile, anche la relazione stenta e si riduce alla bieca ombra di un amore sospeso tra realtà e incubo.
L’intimità della comunicazione. Erik Eriksnon, l’eminente psicologo tedesco padre di un’importante teoria dello sviluppo psicologico, soleva affermare che nell’ambito della vita, la scoperta che predispone alla costruzione di un’identità sana ed integrata è che “Parlare è fare l’amore”.
Parlare è fare l’amore. Una riflessione così profonda, resta attuale e, anzi, acquisisce un’importanza ancora maggiore in una realtà psico-sociale dove proprio le dimensioni del parlare e della curiosità empatica verso gli altri sembrano deficitarie.
Quando il sesso annoia o ammala, quando il sesso non produce amore e il piacere prelude al patimento dell’anomia e della solitudine, ci troviamo davanti a una disfunzione affettiva della coppia o dell’individuo; una disfunzione emotiva che si esprime anche attraverso l’inibizione della capacità comunicativa e la difficoltà a riconoscere le emozioni, proprie ed altrui.
Un gioco di potere. Senza il calore e l’intimità, il sesso muta in un ozioso gioco di potere, un gioco strano perché tutti, alla fine, perdono, chi prima, chi dopo. Le coppie già formate che affrontano un problema sessuale possono lavorare con l’aiuto della psicoterapia sui deficit comunicativi che impediscono loro di avere o ritrovare l’intimità. Gli individui che vivono una sessualità vuota, o rapace, o vorace, di rado sono inclini a chiedere un aiuto professionale, ma potrebbero cominciare a riflettere sul significato della loro ricerca, sull’utilità del loro vagare da un locale all’altro, da una chat all’altra, da una sconfitta, spesso inconsapevole, ad un’altra. E cominciare a domandarsi l’utilità di tanta angoscia, e il perché l’intimità li spaventi al punto da star male. Da stare da soli e stare male, e soprattutto da causare dolore negli altri, anche se involontariamente, per il solo fatto di non riconoscere di avere un problema o di non decidere di risolverlo.
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