Autostima e benessere a rischio dopo un infortunio. La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare.

In Psicologia dello Sport by Centro PSY

Molto spesso accade che gli atleti, dopo un infortunio, si ritrovino a non credere più in loro stessi: mancano di autostima, di motivazione, determinazione e soprattutto benessere psico-fisico. I pensieri influenzano le reazioni fisiche e il proprio comportamento, portando così ad uno stato di eccitazione (arousal) durante la performance o al contrario a confondere le normali funzioni corporee per reazioni negative alla situazione.

Da uno studio condotto da Matt Cunliffe e Brian Hemmings, su una giocatrice di tennis, è emerso che l’approccio cognitivo-comportamentale focalizzato sul problema può offrire l’opportunità di ritrovare se stessi.
Questa terapia, che Westbrook et al. (2011) sostengono dovrebbe essere limitata dalle sei alle venti sessioni, si basa su un progetto di collaborazione tra psicologo e cliente, in cui l’ambiente o situazione può avere un impatto significativo sui pensieri, emozioni, comportamenti e stati fisiologici.

Fondamentale per il successo di questo metodo è lo stabilire degli obiettivi da raggiungere che permettano di ottenere un cambiamento in processi psicologici come l’ansia e la fiducia in se stessi, dopo aver individuato quali sono i punti di forza e le debolezze dell’atleta, aiutandolo a concentrarsi maggiormente sui primi.

Dott.ssa Floriana Frescura
Dott. Roberto Prattichizzo

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Bibliografia:
Case Study 4: A case study of cognitive behaviour therapy in tennis. Matt Cunliffe & Brian Hemmings

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