La prevenzione dei disturbi di apprendimento scolastico

In Psicologia Clinica, Psicologia Clinica Famiglia by Centro PSY

La nuova legislazione riguardante l’età di accesso del bambino alla scolarizzazione obbligatoria pone nuove problematiche riguardanti i contenuti dei programmi e le scelte didattiche degli insegnanti. Questo articolo vuole sottolineare l’importanza di una corretta evoluzione delle funzioni psicomotorie quale elemento di prevenzione dei disturbi di apprendimento e del conseguente disagio scolastico infantile.

Prerequisiti all’apprendimento scolastico
I nuovi apprendimenti metodici di lettura, scrittura e calcolo, i nuovi orari, i nuovi ritmi di vita, pongono i bambini di circa sei anni in condizioni particolari che possono indurre reazioni affettive negative legate a difficoltà che possono nascere proprio dal confronto con queste nuove esigenze. Bambini normodotati dal punto di vista intellettivo possono incontrare problemi nell’apprendimento perché non hanno invece ancora raggiunto lo stadio di sviluppo delle funzioni psicomotorie, cioè motorie, corporee, sensoriali, percettive, adeguato al livello richiesto per apprendere. Oltre ai prerequisiti di tipo psicomotorio, vi è poi quello della padronanza della lingua materna che si colloca tra le problematiche legate all’ambiente familiare.

Il bambino che ha avuto la possibilità di confrontarsi con un ambiente familiare dove il linguaggio è stato sufficientemente ricco si trova in condizioni di vantaggio rispetto al bambino cresciuto in ambiente meno favorevole da questo punto di vista. Il linguaggio infatti, tanto sul piano fonetico-fonologico che su quello della sintassi rappresenta una condizione favorente gli apprendimenti scolastici. Un altro fattore di base per l’apprendimento è lo sviluppo della funzione simbolica che corrisponde al livello intellettivo del bambino. A seguito di osservazioni sul Quoziente intellettuale si è notato che la possibilità per il bambino di passare dal codice sonoro a quello visivo -grafico si situa attorno al livello di Q.I. di 70, mentre al di sotto il bambino trova problemi quasi insormontabili per imparare a leggere, scrivere e far di conto.

E’ uso comune preparare il bambino alle difficoltà della scolarizzazione anticipandogli gli apprendimenti scolastici di almeno un anno. Occorre invece precisare con molta chiarezza che nel periodo precedente la scolarizzazione è necessario potenziare al massimo le possibilità individuali nelle tre categorie di prerequisiti sopraccitati, con particolare riguardo ai fattori psicomotori che giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino.

Le funzioni psicomotorie base dello sviluppo cognitivo
Le funzioni psicomotorie sono manifestazioni dell’attività del sistema nervoso centrale e si sviluppano dalla nascita fino all’adolescenza, ciò significa che lo sviluppo psicomotorio si prolunga durante tutto il periodo della scolarità obbligatoria, superando l’arco della scuola elementare. Le funzioni psicomotorie devono svilupparsi in questo periodo insieme alle funzioni sensoriali e percettive che si trovano alla base delle “funzioni cognitive” rappresentate dalla ricezione sensoriale dell’informazione, dalla relativa organizzazione percettiva e dal prolungarsi della strutturazione percettiva con la rappresentazione mentale.

L’insieme di queste funzioni cognitive e la sua interazione con le funzioni mentali quali la logica, origina l’evoluzione dell’intelligenza, da quella senso-motoria fino a quella ipotetico-deduttiva secondo la descrizione di Piaget. Obiettivo dell’attività psicomotoria collegata allo sviluppo del linguaggio è anche quello di consentire uno sviluppo regolare della funzione simbolica, verbale e grafica.

La funzione simbolica
Esistono due forme di funzione simbolica: la funzione simbolica verbale che si traduce nel linguaggio e la funzione simbolica grafica che si traduce nella scrittura. La funzione simbolica verbale si sviluppa tra il primo ed il secondo anno di vita e quella grafica con qualche anno di ritardo rispetto alla prima. I primi scarabocchi infantili, insieme al disegno dell'”omino” (rappresentazione grafica dello schema corporeo) corrispondono al primo manifestarsi del grafismo. L’esercizio della funzione simbolica grafica è anche tributaria dell’affinamento motorio della coordinazione oculo-manuale, prolungamento sul versante motorio del problema percettivo visuo – spaziale. Questo fatto dimostra come la motricità sia legata agli apprendimenti e quindi come la sfera psicomotoria infantile sia determinante nel consentire il confronto con i problemi posti dalla scolarizzazione. L’altra condizione necessaria per leggere e scrivere è la soluzione dei problemi che si pongono a livello percettivo temporale per quanto riguarda la successione dei differenti suoni e segni, in modo da realizzare naturalmente il passaggio dal codice sonoro a quello grafico. Questa potenzialità è organizzata in funzione dell’evoluzione di una funzione psicomotoria che è quella spazio-temporale. Lo sviluppo della funzione simbolica è quindi tributario di quello psicomotorio, sia sul versante esterocettivo, ma anche su quello dello sviluppo percettivo rivolto verso se stessi, cioè la percezione del corpo proprio.

Per passare dal codice sonoro al codice grafico e viceversa bisogna possedere la funzione di percezione e quella simbolica in entrambe le sue manifestazioni.

L’organizzazione spazio-temporale
Questa forma di percezione si colloca all’interno delle funzioni psicomotorie quale percezione delle informazioni del mondo esterno che consente al bambino di conoscere l’ambiente che lo circonda e le sue caratteristiche. I campi percettivi sono in realtà due: la percezione spaziale che riguarda le forme, dimensioni, traiettorie attraverso il passaggio dallo spazio topologico quello euclideo. Mentre la percezione temporale riguarda le durate ed il successivo nel presente, vere condizioni di base per consentire il passaggio dal codice sonoro al codice grafico. Anche il linguaggio, che si articola in una successione di suoni, necessita per il suo sviluppo sia espressivo che comprensivo, della capacità percettiva di saper cogliere ciò che si succede cronologicamente a livello sonoro. Questi due aspetti percettivi si trovano quindi ad essere prerequisiti dell’organizzazione temporale dei suoni nella lettura e della successione delle microforme spaziali nella scrittura.

La percezione del corpo proprio base della rappresentazione dello schema corporeo
A partire dai 3/4 anni matura una nuova funzione psicomotoria: l’interiorizzazione. Questa nuova funzione consente al bambino di portare l’attenzione all’interno del proprio corpo, e quindi di poter percepire le proprie differenti caratteristiche corporee. La percezione del proprio corpo va ad integrare le informazioni percettive esterocettive relative all’ambiente, completando il bagaglio d’informazioni sensoriali necessarie per un buon sviluppo cognitivo. La funzione d’interiorizzazione si sviluppa durante tutto il periodo della scuola materna, in cui il bambino è così impegnato ad “ascoltare” e “recepire” tutto ciò che gli proviene dal corpo che gli psicoanalisti hanno chiamato questo periodo: “narcisistico secondario”.

Viene così costituendosi l’immagine del corpo, o schema corporeo, vero elemento di base per facilitare gli apprendimenti scolastici. Il bambino deve imparare a scoprire, riconoscere, localizzare le differenti parti del corpo, ed a verbalizzare le informazioni che ne riceve. Le tappe percettive di questo riconoscimento sul piano cronologico sono le seguenti: scoperta e verbalizzazione delle differenti parti del corpo, messa in relazione sul piano topologico spaziale di queste parti tra loro, scoperta e verbalizzazione degli assi corporei. Proprio la differenziazione degli assi sinistra e destra sul proprio corpo consentirà al bambino di riconoscere il miglior funzionamento di una parte del corpo rispetto all’altra, le lateralità, e di associare a questa il nome corrispondente: processo di lateralizzazione. Solo a partire dall’avvenuta lateralizzazione il bambino potrà, subito dopo, orientarsi nello spazio esterno prendendo come punti di riferimento le lateralità del suo corpo. Questa conoscenza del proprio corpo sarà tanto più interiorizzata quanto più viene sollecitato l’insieme dei campi percettivi: vista tatto, udito, cinestesia. La funzione d’interiorizzazione permette all’immagine del corpo di non essere solo visiva, ma anche propriocettiva cosciente, quindi “sentita”, grazie a questa forma particolare di attenzione rivolta verso di sé. A partire da questa attenzione interiorizzata il bambino potrà localizzare finemente anche i propri movimenti e giungere a nuove possibilità di coordinazione motoria adatte al grafismo. A seguito di queste esperienze il disegno “dell’omino” avrà un’evoluzione positiva e si arricchirà sempre più di particolari, tanto da essere considerato dalla psicologia contemporanea il corrispondente grafico dell’immagine mentale del corpo.

L’orientamento del corpo nello spazio
L’orientamento nello spazio esterno : nell’aula, nella scuola, nel quaderno, sulle figure del libro, è quindi strettamente tributario del processo di lateralizzazione, quale presa di coscienza verbalizzata del funzionamento diverso dei due emicorpi , l’uno rispetto all’altro. L’orientamento del “corpo proprio” non può effettuarsi se non basandosi sulla presa di coscienza della propria dominanza motoria. E’ indispensabile, quindi, che questa sia stabile e che consenta il passaggio ad una lateralità interiorizzata.

L’orientamento quindi nasce da riferimenti corporei, al di fuori del nostro corpo non esiste né destra, né sinistra, tali riferimenti devono riguardare anche l’immagine rappresentata del corpo. Teoricamente verso i 6 anni,6 anni e mezzo, il bambino dovrebbe avere risolto queste problematiche, per potersi confrontare senza difficoltà con la lettura e la scrittura e la numerazione che sono attività orientate nello spazio da sinistra verso destra.

Per acquisire una corretta scrittura è necessario quindi, orientare le forme grafiche che compongono le parole: una forma che si trova a sinistra rispetto all’altra deve essere eseguita prima e secondo il suo senso grafico. Esiste quindi una trasposizione temporo – spaziale che non è così evoluta in tutti i bambini all’ingresso della scuola elementare.

Le funzioni dell’aggiustamento motorio
Oltre alle funzioni percettive, bisogna sviluppare nel bambino anche quelle dell’aggiustamento motorio, in relazione con le possibilità d’integrazione sensoriale legata all’esperienza motoria stessa. Ciò corrisponde alla funzione di aggiustamento, che organizza motricità prassica ed espressiva della persona. E’ necessario che il bambino possa confrontarsi con le sollecitazioni che gli provengono dall’ambiente attraverso la sua motricità spontanea, condizione di una disponibilità motoria globale. La facilitazione della risposta motoria globale, sia sul versante della qualità delle coordinazioni dinamiche, sia su quello dell’espressività corporea, è il risultato di una corretta stimolazione della funzione di aggiustamento, vera condizione di una disponibilità corporea base del buon sviluppo psicologico dell’Io e dell’immagine del corpo. Inoltre bisogna stimolare il controllo della motricità fine della mano e delle dita, collegate alla motricità visiva, alla coordinazione binoculare ed a tutti i movimenti oculari per leggere e scrivere. L’errore più grossolano che si possa commettere è quello di stimolare in modo specifico la motricità raffinata, dimenticando o sottovalutando la motricità globale, che invece si trova sempre alla base delle possibilità di controllo preciso della motricità fine della mano e delle dita. Infatti nel corso dell’esercizio della motricità globale viene anche evidenziandosi la dominanza motoria o prevalenza del bambino. Per scrivere non è sufficiente saper riconoscere una lettera dell’alfabeto, ma occorre saperla riprodurre anche in forma grafica. La memorizzazione delle parole, infatti, non è tanto visiva e spaziale, quanto grafo- cinestesica; l’ortografia si fissa infatti non rileggendo più volte la parola, ma attraverso il ripetere della grafia relativa.

La dominanza motoria sottocorticale
L’immagine del corpo viene caratterizzata dal precisarsi della prevalenza motoria individuale. La prevalenza o dominanza motoria di un emicorpo rispetto all’altro deriva dalla sede sottocorticale di localizzazione delle zone di organizzazione e controllo della motricità. Un soggetto destro, ha una predominanza di carattere tonico e vestibolare della parte destra di questi centri nervosi. Questo fatto significa che l’innervazione piramidale, (fascio di nervi che portano le informazioni motorie verso i muscoli), che parte da entrambe gli emisferi cerebrali, trasposta in tutte le parti del corpo delle informazioni prassiche, che non sono elaborate a livello degli emisferi cerebrali. Queste informazioni vengono elaborate dalle strutture sottocorticali, e solo trasportate alla parte sinistra del corpo, dal fascio piramidale che parte dall’emisfero cerebrale destro, e alla parte destra del corpo, dal fascio piramidale che parte dall’emisfero sinistro. La prevalenza tonica di un emicorpo sull’altro si manifesta quindi sia a livello di muscolatura dell’ asse corporeo, sia a livello di stato tonico della muscolatura degli arti, sia della muscolatura degli occhi. Lo stato tonico dei muscoli e la coordinazione dinamica vengono organizzate dall’articolato sistema sottocorticale vestibolo-reticolare, facente parte a sua volta del più complesso sistema neuromodulatore.

La dominanza motoria riguarda, oltre alle mani, anche gli occhi, in quanto l’occhio “direttore” che è il più rapido, s’impone sull’altro e lo porta con sé. La dominanza motoria è un elemento fondamentale negli apprendimenti scolastici per due ragioni: la prima per determinare la mano con cui scrivere e la seconda per accedere alla lateralizzazione e all’orientamento del corpo proprio. La dominanza motoria va quindi consolidata se già presente, mentre va facilitato il suo emergere qualora il bambino all’ingresso della scuola elementare , mostri ancora una certa ambivalenza.

Discordanza tra le dominanze motorie
Tuttavia ci potrebbe essere discordanza tra la dominanza motoria degli occhi e quella degli arti superiori, in quanto sono naturali a livello genetico le dominanze incrociate. L’origine di molti casi di dislessia, quindi, non va ricercata in queste dominanze incrociate naturalmente, ma solo quando “l’incrocio” sia il prodotto di condizionamenti ambientali o relazionali. A questo proposito è molto importante l’indicazione pedagogica per facilitare la scelta della mano con cui scrivere, che in linea di massima deve corrispondere a quella dell’occhio direttore.

Nei bambini che presentano problemi di dominanze incrociate possono presentarsi delle particolari difficoltà nel rispettare l’orientamento del grafismo in generale e quello del senso grafico di ciascuna lettera in particolare. Se la dominanza motoria si trova per esempio nell’occhio sinistro, il suo andamento saccadico lo porterà a muoversi da destra verso sinistra, (la scrittura nel nostro codice è orientata al contrario) ed a vedere prima ciò che graficamente viene dopo, quindi il bilanciamento degli occhi nella fissazione visiva per la lettura può risentirne anche a livello degli altri tipi di motricità oculare.

La stabilità posturale
La coordinazione del braccio e della mano con cui scrivere sarà tanto più adattata quanto più il corpo del bambino avrà una postura stabile ed equilibrata. Per questo la stabilità della colonna vertebrale è una buona base di appoggio per stimolare la destrezza manuale e delle dita. L’asse corporeo necessita di un’educazione posturale che costituisce un normale contributo all’immagine del corpo e che consente al bambino di avere una sufficiente indipendenza del bracco in rapporto al tronco, limitando le sincinesie e le contrazioni toniche parassite che spesso s’instaurano nell’apprendere a scrivere. Il problema d’indipendenza braccio-tronco si collega a quello del controllo tonico che consente al bambino di sentire l’alternanza “tensione-rilassamento” che determina la finezza della scrittura che è un rapido susseguirsi di tensioni rilasciamenti, localizzati ed organizzati sul piano della successione temporale.

Conclusioni
I prerequisiti funzionali agli apprendimenti scolastici sono dunque prevalentemente corporei e motori, il cui sviluppo, collegato a quello del linguaggio espressivo, risulta essere l’elemento facilitante la scolarizzazione del bambino.

Per tale motivo l’attenzione educativa posta al servizio dell’accertamento di questo sviluppo, e l’eventuale integrazione o riabilitazione terapeutica degli aspetti psicomotori carenti, sono le condizioni di base su cui bisognerebbe far convergere l’attenzione degli insegnanti e dei genitori.

Autore: Elena Ester Simonetta
Fonte: Psicoterapia.it

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